I Giovani al servizio del UAL

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Ultimi atti del pellegrinaggio a Lourdes: così una mamma conclude il nostro breve dialogo durante un commovente giro di saluti. In quel tratto da Pescara a Termoli, prima di sistemare definitivamente le valigie, ti rendi conto che l’avventura volge al termine, che presto ritornerai alla vita normale.

Ebbene, nonostante tu abbia addosso la stanchezza di un viaggio, nonostante il rumore assordante ed il continuo dondolio del treno che corre per la sua strada, trovi l’energia di alzarti, camminare verso i tre vagoni dei malati, entrare in ogni scompartimento ed urlare un “Ciao, a presto” anche se non c’è nessuno, anche se non conosci personalmente chi stai salutando, soffermandoti con qualche risata e qualche lacrima laddove, invece, i malati ed i loro parenti sono diventati ottimi compagni di viaggio.

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Per alcuni giovani della Parrocchia Immacolata Concezione in Monte Sant’Angelo, il pellegrinaggio a Lourdes organizzato dall’UAL è alla seconda edizione: l’atmosfera avvertita è di una grande famiglia che va formandosi. Lo si intuisce dal dispiacere per chi quest’anno non è tornato a viaggiare con il Treno Azzurro, dall’entusiasmo di rincontrare alcuni ammalati o membri del personale, dalla curiosità di stringere amicizia con nuovi arrivati, dalla prontezza di ciascuno nel muoversi all’interno del treno o già a Lourdes per portare il proprio aiuto.

A qualche giorno dal ritorno è opportuno tornare a riflettere sull’esperienza e fissare qualche img002pensiero in proposito. La prima impressione, lungo il tragitto del pullman dalla stazione all’albergo? Che bella la facciata della chiesa! Dopodichè si immagini di proseguire di lato a questa: gli occhi, ancora impressionati dalle immagini dell’alluvione, cercano segni visibili del suo passaggio e lo trovano nel fiume Gave, ingrossato e non più limpido. Sembra che anche quell’acqua torbida abbia bisogno di passare vicino alla grotta delle apparizioni come l’uomo peccatore, triste, sofferente…e sono state tante le occasioni per far brillare almeno un po’ di gioia nel cuore!

Si pensi alla serenità che provata alla sera, soffermandosi in preghiera alla grotta dopo una giornata di volontariato; alla mano tremante che accarezza la roccia umida e fresca: ancor più per un Montanaro, il quale di grotte, potremmo dire, se ne intende, vista la scelta dell’Arcangelo Michele di consacrarne una a sé. Si ricordi anche quanto sia stato emozionante preparare in brevissimo tempo un coro e poi animare con il canto la Messa domenicale in italiano; celebrare la via crucis assieme ai sofferenti, in particolare sentirli leggere e ascoltare i commenti successivi di don Luigi Nardella; la sorpresa provata mentre ti aiutano a rialzarti dalla vasca piena d’acqua di sorgente: come se qualcosa stesse scivolando via da te assieme all’acqua fredda, per lasciare il posto a qualcosa di nuovo da costruire. E quel sole tiepido, quell’aria con pollini che volteggiavano a mo’ di neve dopo la messa dell’ultimo giorno, con ben 11 papere sulla riva del Gave, non hanno prodotto un sospiro di sollievo in tutti?

img003 Alle situazioni di più intima meditazione si alternavano quelle di fatica per il servizio. Siamo stati chiamati a distribuire cibi e bevande in treno dopo il famoso appello del capo-barellieri agli altoparlanti, caricare e scaricare bagagli sempre più pesanti per gli enormi carichi d’acqua da portare a casa, tirare o spingere carrozzelle, partecipare a turni in ospedale a contatto più diretto con anziani e sofferenti. Di certo non si possono dimenticare il divertimento derivante da canto in ospedale, festa con gli ammalati, momento della riunione del personale in cui si acclama alle new-entry come stelle del cinema, serata gelato con molti partecipanti al pellegrinaggio.

Eppure non si tratta di soli ricordi da elencare ed emozioni tanto forti da indurre il pianto in molti. Ci è venuto un messaggio da Lourdes, da portare a casa. Che tanti hanno bisogno di noi. Che noi abbiamo bisogno degli altri. Che tutti abbiamo bisogno di Dio. Meraviglioso leggere negli occhi di don Matteo, che ci ha coinvolti ed accompagnati in questa esperienza, l’orgoglio di un padre che riceve ringraziamenti e complimenti per l’operato dei figli da chiunque si fermi a salutarlo. Chissà se anche la Madonna lo è, chissà se anche Lei è fiera di noi, del viaggio intrapreso, della collaborazione che abbiamo dimostrato, del sorriso che abbiamo suscitato in quella mamma e in quanti ne avevano bisogno. A noi piace pensare che sia proprio così.

 



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