Lectio Divina IV° Domenica di Quaresima A
Coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi.
Dove trovare luce per la nostra vita, che infonde costanza nelle prove, coraggio nelle difficoltà e nelle incomprensioni? Dove trovare il lume del nostro domani, la luce che vorremmo vedere accesa sin d’ora mentre insieme inauguriamo ogni giorno il nostro futuro? La Parola di Dio della IV Domenica di Quaresima ci dà la risposta a queste nostre domande inquietanti: sono Io la Luce del mondo, abbiate fede in Dio e abbiate fede in me, perché io ho vinto il mondo e le sue inquietudini.
E' un grande dono di Dio aver gli occhi e poter vedere. Come sarebbe diversa la nostra vita senza la vista. Ma oltre agli occhi fisici, abbiamo gli occhi del cuore, con cui possiamo guardare verso l'Alto per vedere il bene, farlo nostro e donarlo agli altri .. Il nostro rischio è che possiamo diventare ciechi. Quando non seguiamo il Signore, la nostra vista si offusca. Riconoscerci ciechi e bisognosi di essere guariti è il primo passo perchè il Signore tocchi i nostri occhi e li apra. Ecco il miracolo del Cieco nato: Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv. 9,1-41)
E’ festa a Gerusalemme. Migliaia di fedeli osservanti, si riversa sulle strade e sulle piazze per partecipare e rivivere nell’animo un’antica tradizione religiosa: è la festa delle Capanne. Tra i pellegrini c’è anche un uomo cieco. Come già con la Samaritana, è Gesù a prendere l’iniziativa, è’ dunque Gesù a cercare il primo contatto e, forse, a sorprendere lo stesso interessato. Gesù “vide” l’uomo “cieco”, che non vede dalla nascita e proprio il Sabato ( il giorno delle proibizioni e dei divieti,) diventa giorno di salvezza, giorno della luce, giorno della vita ritrovata, perché “venire alla luce” è come ri-nascere.
Il cieco viene inviato a lavarsi presso la piscina: ed è lì che scoprirà la bellezza della luce, grazie alla guarigione ottenuta. Da quell’acqua riemerge veramente l’uomo nuovo. I presenti faticano a riconoscerlo come la persona di prima: rinnovato dalla grazia dell’incontro con il Messia, è davvero irriconoscibile; da quel fango, impastato di saliva e spalmato sugli occhi, Cristo ha rimodellato l’uomo nuovo, un “figlio della luce”. Una volta guarito è il cieco guarito, colui che finalmente vede, a incrociare la cecità di quei farisei accecati nella loro incredulità.
Il cristiano oggi, come il cieco guarito, deve sapersi voltare indietro e “capire” il dono che ha già ricevuto nel battesimo. Gesù gli dice: “Tu l’hai visto”; spetta a te professare: “Io credo, Signore!”. E’ necessario fare luce sul nostro battesimo, per diventare “figli della luce”. S. Paolo fa corrispondere l’espressione “figli della luce” con l’altra corrispondente “frutti della luce”. Le nostre opere di battezzati devono essere prova (frutto) di una vita vissuta nella luce. Torna a vedere, solo chi diventa capace di arrivare al cuore delle persone e della realtà che lo circonda. Vedere, infatti, è toccare il cuore dell’invisibile: “L’essenziale è invisibile agli occhi”
Don Matteo e P. Marco