Lectio Divina II° domenica di Quaresima A
* Con la Parola della II Domenica siamo tentati forse di vedere nella Quaresima un tempo di monotonia e di austerità, invece ci ritroviamo nella luce; con Gesù trasfigurato sul monte Tabor, con Gesù la cui missione consiste nel far risplendere la vita e l'immortalità; non è un bel sogno, ma la nostra condizione di credenti. Da 4000 anni questa luce, insieme ad Abramo, il padre dei credenti, chiama gli uomini. Essa ci chiama personalmente a vivere come se avessimo vistol'invisibile e, seguendo Cristo, ad annunciare la Buona Novella.
* La trasfigurazione è un mistero da approfondire, un dono d’amore di Gesù, una predilezione perché, gli apostoli e noi, non ci smarrissimo di fronte alla sofferenza e alla morte. È luce sul cammino penitenziale della Quaresima. Attraverso la trasfigurazione, la luce della Pasqua di Gesù rifulge sul nostro cammino. Sarebbe stato bello stare lì sul monte, sia per gli apostoli sia per noi, ma se non scendono... È vero che non vedrebbero l’angoscia di Cristo e la sua passione, ma neppure la sua risurrezione! Con gli Apostoli andiamo dietro a Cristo prendendo la nostra croce e troveremo il riposo riservato a chi fa la volontà di Dio, e con Cristo risorgeremo dalla morte causata dal peccato e cammineremo veloci verso il regno dei cieli dove in Dio vivremo per i secoli eterni.
* La "Trasfigurazione" non è soltanto un avvenimento futuro che il credente aspetta nella speranza. Noi cristiani abbiamo un debito nei confronti di chi non crede o è in ricerca: offrirgli momenti di manifestazione di Dio, di "trasfigurazione". Ciò avviene quando il Vangelo di Gesù pervade la nostra vita e risplende attraverso i nostri gesti e le nostre parole. Soprattutto se pratichiamo il comandamento dell'amore scambievole: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli (scopriranno cioè che io sono tra voi), se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13, 35). Lungo la nostra giornata quanti gesti forse scivolano via, vuoti d'amore, e ci lasciano insoddisfatti! Non potresti provare a "trasfigurare" ognuno dei tuoi gesti, a trasformarlo cioè in un gesto di attenzione agli altri, in un capolavoro d'amore?
* Alla fine della trasfigurazione gli apostoli non vedono che "Gesù solo". La fede non è semplice adesione intellettuale, è coinvolgimento radicale, esperienza misteriosa di questo Dio che è altro da noi, non sentimento, non impressione, non scelta ma manifestazione. Questa inaudita e straordinaria esperienza: è dono totale e gratuito di Dio che ci "dona ogni cosa" nel suo figlio Gesù. (scrive Paolo a Timoteo). E qui riprendiamo il senso profondo, di vivificazione, della nostra penitenza quaresimale: permettere che Dio possa manifestarsi. Come? Fidandoci, partendo, come Abramo che segue l'invito di un Dio di cui non sa nulla. E’il salto della fede, il fidarsi ciecamente di un Qualcuno su cui ho scommesso tutto. Abramo non capisce, stenta, tentenna, obbietta. Ma si fida. E questo fidarsi, dura prova nella sua vita, lo fa morire ai suoi progetti per diventare, secondo la promessa, padre di una moltitudine: i credenti, appunto, che, dopo di lui, rifanno questo percorso di fiducia per arrivare fino a Dio.
Don Matteo e P. Marco