Riviviamo insieme la festa di San Michele

festapatronale2014La festa patronale di San Michele è finita, riviviamo attraverso le foto i momenti più significativi delle giornate dedicate al nostro Santo Patrono e rileggiamo le parole che il nostro Arcivescovo ha pronunciato durante la Celebrazione del 29 Settembre.


 

Mons. Michele CASTORO – OMELIA NELLA FESTA DI SAN MICHELE

OMELIA NELLA FESTA DI SAN MICHELE

(Monte Sant’Angelo, 29 settembre 2017)

  1. Fratelli e Sorelle, a tutti voi il mio saluto di pace e gioia nel Signore.

Siamo venuti in questo antico luogo per lodare il Signore nostro Dio, l’Altissimo su tutta la terra, in compagnia di san Michele Arcangelo, principe delle Milizie celesti, e con tutti i santi Angeli del Cielo.

Saluto, anzitutto, Mons. Giacomo Cirulli, Vescovo eletto di Teano-Calvi. Grazie Eccellenza per essere tra noi questa mattina. Sappiamo che ti stai preparando all’ordinazione episcopale e sei venuto per implorare la protezione dell’Arcangelo. Ti assicuriamo la nostra preghiera e ti esprimiamo i nostri auguri di proficuo apostolato.

Un saluto particolare a padre Wilk Dariusz, Superiore generale della Congregazione di San Michele Arcangelo, a Padre Ladislao e alla Comunità dei padri Michaeliti che regge con esemplare dedizione da oltre venti anni questo augusto Santuario.

Saluto i sacerdoti concelebranti, i religiosi, le suore Michaelite e le altre religiose presenti, le autorità civili e militari, il Prefetto Vicario di Foggia, il Sindaco di Monte Sant’Angelo dott. Pierpaolo D’Arienzo,  il Vice Presidente del Consiglio regionale dott. Giandiego Gatta, l’Assessore regionale dott. Raffaele Piemontese, il Vice Questore di Foggia e i Rappresentanti della Polizia di Stato, che oggi festeggia il suo Patrono, e le altre Forze dell’ordine.

Un saluto cordiale al Dott. Domenico Crupi, Direttore generale di “Casa Sollievo della Sofferenza”, e ai numerosi pellegrini presenti, alcuni dei quali hanno camminato a piedi tutta la notte per giungere in questa celestiale grotta.

  1. Carissimi, il passo del Vangelo appena ascoltato ci ha riproposto una nota parabola usata da Gesù per rendere comprensibile il “Regno di Dio”, che è regno di armonia, di pace e di giustizia, un regno che accoglie ogni uomo e che abbraccia tutto il Creato.

Gesù Cristo, simboleggiato nel seminatore del racconto evangelico, è venuto nel mondo per seminare il buon seme, quello della Parola, della Grazia, della Verità che salva. «Il regno dei cieli, recita il testo, si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo». Da questo seme si attende che produca un frutto buono. Invece, accade l’imprevisto: “Quando la messe fiorì e fece frutto, ci dice il Vangelo, ecco spuntò anche la zizzania“, un frutto malefico, seminato di nascosto da mano malvagia.

Facendo uso di immagini semplici e familiari, Gesù affronta in questa parabola il problema del male che si annida nella storia, fin dalle origini. L’attività subdola del Diavolo è instancabile. Ce lo ricorda l’apostolo Pietro: “Il vostro nemico, il diavolo, si aggira come un leone ruggente, cercando chi divorare. Resistetegli, saldi nella fede.“(I Pt.5,8-9).

  1. Di fronte all’atteggiamento dei servi, che vogliono intervenire subito per estirpare la zizzania, il Signore invita ad aver pazienza, a saper attendere, ad essere prudenti, con l’atteggiamento di chi sa che il giudizio appartiene al Padre misericordioso che legge nel cuore dell’uomo e ne attende il pentimento.

Sì, il Vangelo ci invita a guardare al buon grano e non alla zizzania e a far nascere nel nostro cuore desideri a misura del cuore di Dio, quei desideri che producono fioritura di bene intorno a noi e ci fanno guardare oltre il male che pure è presente.

Ci viene in aiuto in questo nostro combattimento l’Arcangelo Michele, “il gran principe che vigila sui figli del popolo”, come ci ha ricordato il profeta Daniele nella 1^ lettura, Colui che combatte con i suoi Angeli contro quello “che chiamiamo il diavolo e satana”.

  1. Michele è dunque quell’“Angelo del Signore che protegge e libera”, così come abbiamo cantato nel ritornello del salmo.

Papa Francesco, nell’Udienza generale di mercoledì scorso, trattando della speranza, ha così detto: “Non siamo soli a combattere contro il male. Se Gesù ha vinto il mondo, è capace di vincere in noi tutto ciò che si oppone al bene. Se Dio è con noi, nessuno ci ruberà quella virtù di cui abbiamo assolutamente bisogno per vivere. Nessuno ci ruberà la speranza. Andiamo avanti!” (27 settembre 2017).

  1. Carissimi, il nostro Gargano, terra per antonomasia dell’Arcangelo Michele, terra cui hanno guardato e guardano milioni di pellegrini provenienti da ogni dove, è stata infangata in questi ultimi giorni da episodi criminosi di inaudita violenza: questa nostra terra, conosciuta per l’impegno e l’onestà della nostra gente, è comparsa sulle cronache dei giornali per episodi tristissimi che ne infangano la bellezza.

La nostra è una terra in cui si cerca di essere accoglienti e solidali soprattutto nei riguardi delle persone bisognose e degli immigrati. Il Gargano ha un elevato numero di persone che, nel volontariato civile ed ecclesiale, esercitano le opere di misericordia corporale e spirituale. Ma non possiamo chiudere gli occhi davanti ai gravi comportamenti che abbiamo di recente registrato attorno a noi: dalla ferocia contro l’uomo ai deplorevoli comportamenti verso l’ambiente. Come non ricordare oggi la povera Nicolina, la giovane ragazza di Ischitella, un tenero fiore ingiustamente reciso da mano armata nei giorni scorsi, a pochi chilometri da questo Santuario!

Il rispetto della vita, la correttezza nei comportamenti, l’ordine pubblico, la ricerca del bene comune, la custodia del Creato, l’impegno a non fare del nostro bel territorio una discarica a cielo aperto, devono essere atteggiamento abituale da parte di tutti. L’Arcangelo Michele continua a chiedere a noi suoi devoti di toglierci di dosso ogni comportamento contrario ai comandamenti del Signore e di vivere secondo le disposizioni e le leggi civili che mirano a rendere più umana e bella la vita comune.

  1. Perciò, miei Cari, questa annuale ricorrenza della festa di s. Michele arcangelo deve suscitare in noi sentimenti di gioia e di fratellanza. Da oltre 15 secoli s. Michele si è fatto portavoce della nostra preghiera e interprete delle nostre necessità, ma ci chiede di vivere il Vangelo in modo autentico, andando oltre le visioni personalistiche e creando sinergia con tutti, in una logica di servizio e non di potere, di promozione del bene comune e non di egoismo, di rispetto delle regole e non di tornaconto individuale.

L’Arcangelo ci chiede di amare il Gargano come fosse casa nostra, rendendolo sempre più bello e più vivibile. Se saremo più solidali, saremo in grado anche di impedire ai poteri criminali di rubarci il territorio, di tenerci sotto scacco con il ricatto della paura. Sì, sono certo che se testimonieremo i precetti evangelici riusciremo a vincere la spirale di odio e di violenza che da anni rattrista questa nostra terra.

  1. Il dolce e rasserenante sguardo dell’Arcangelo Michele da quest’oggi ci accompagni “perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio” (Papa Francesco, Misericordiae Vultus, 24) che ci fa uomini nuovi.

“Quis ut Deus? Chi come Dio?”. Lasciamoci contagiare dalla missione dell’Arcangelo e proclamiamo anche noi con forza che Dio è “per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce… Questo è il Signore, nostro Dio in eterno, sempre: egli è colui che ci guida” (Salmi 45 e 47).

Il nostro pensiero vada, infine, in questi giorni di festa a quanti sono nel dolore, in modo particolare a chi è visitato dalla malattia e dalla solitudine, a chi è scoraggiato e deluso, ai giovani, alle famiglie colpite dalla crisi economica e a quelle degli immigrati e dei rifugiati che cercano accoglienza tra noi.

Un antico titolo riferito s. Michele arcangelo, nei secoli passati, è quello di essere “Visitator aegrotantium”, colui che visita gli ammalati, ai quali come inviato di Dio porta aiuto e conforto nella salute fisica e spirituale.

Presentiamo all’Arcangelo Michele, dunque, tutti coloro che si sono affidati alle nostre preghiere, in particolare le persone ammalate. E come Papa Francesco, anch’io oso chiedere a voi: “per favore, continuate a pregare anche per me”.

Grazie e così sia.

+ Michele Castoro, arcivescovo

 

Santa Messa
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