Un Viaggio pieno di Grazia al servizio dei Malati

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Gioire con gli “ammalati”, vivere per gli “altri”: questi gli obiettivi del 53° pellegrinaggio dell’U. A.L. a Lourdes; un viaggio carico di amore, di speranza ma soprattutto di FEDE.

 

Sono tante le parole che potrei usare per descrivere un luogo così affascinante ma non basteranno mai ad esprimere la bellezza e la misticità di quel luogo dove Cielo e Terra si uniscono.

 

Tra i viaggi che ho fatto fin’ora è il più interessante; è arrivato in un momento particolare della mia vita e oggi a distanza di mesi ringrazio ancora il Signore per questa opportunità che mi ha dato e Lo prego affinchè mi faccia rivivere, in futuro, la stessa esperienza.

 

Ero turbata, inizialmente, perché per la prima volta nella mia vita affrontavo un viaggio così lungo con persone completamente nuove ma soprattutto perché salivo su un treno particolare: il TRENO AZZURRO che, oltre a tutti i pellegrini, trasportava delle persone eccezionali, gli AMMALATI.

 

Mille domande mi frullavano nella mente: “ Ero capace di dare conforto a quella gente?”, “ero in grado di guidare una carrozzina?”

 

Le risposte le ho avute dopo poche ore che iniziò quel lungo e meraviglioso pellegrinaggio.

 

Il giorno della partenza il mio gruppo della Parrocchia Immacolata Concezione, era pronto per sistemare i bagagli e raggiungere Foggia. Eravamo tutti emozionati.

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Raggiungemmo la stazione e incontrammo molta gente. Vidi tantissimi ammalati, erano sereni, tranquilli e dolcemente i barellieri li sistemavano sulle carrozze del treno nei posti assegnati.

 

Era tutto organizzato dall’ U. A. L. che si prende cura di tutte queste amabili persone.

 

All’improvviso il mio sguardo si perse nel nulla, mi sentivo inutile in quella calda mattina d’ estate. Non avevo caldo né freddo. Ero immobile.

 

Ad un certo punto cadde una carrozzina e mi spaventai. Era giunto il momento in cui mi attivassi.

 

Anche noi salimmo sul treno e prendemmo posto nelle vetture, luogo in cui iniziò l’avventura che ebbe per protagonisti gli ammalati, desiderosi di guarire, accompagnati da tanti pellegrini, dame, barellieri e noi giovani volontari. Tutti ansiosi di raggiungere Lourdes.

 

Preghiere, canti e raccoglimenti dinanzi alle vetture animarono il nostro lungo viaggio.

 

Le ore incalzavano e la voglia di arrivare a Lourdes aumentava.

 

Sul treno abbiamo consumato la merenda, la cena e la colazione del giorno successivo. Noi aiutavamo le dame e i barellieri a distribuire il cibo; vi era una collaborazione speciale, bastarono poche ore per sentirci tutti fratelli.

 

I Padri che ci accompagnavano si misero a nostra disposizione per confessarci in modo che tutti ci accostassimo alla Mensa Eucaristica.

 

Sul treno ci fu una delle prime e bellissime celebrazioni animata da Don Luigi Nardella cappellano dell’ U. A. L., e da tanti altri preti tra cui il nostro caro Don Matteo. Molto commovente fu anche la Adorazione Eucaristica a cui partecipammo con piacere.

 

Dopo un lungo viaggio durato circa trenta ore finalmente gli altoparlanti ci annunciarono il momento tanto atteso. Mi affacciai e dal finestrino vidi una insegna: LOURDES.

 

Ci affrettammo a prendere la roba che avevamo negli scomparti e ci preparammo a scendere con ordine. Un pullman ci venne a prendere e ci portò in albergo.

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In seguito ad una breve sistemazione raggiungemmo la GROTTA. I miei occhi brillavano dinanzi a tanta bellezza. Fui travolta da uno splendore, da una pace e da una gioia MAI provati fino ad allora. Cielo e Terra mi sembravano uniti.

 

Mi liberai dalla stanchezza fisica, mentale e spirituale e finalmente ammirai la Nostra Mamma: come era bella la Piena di Grazia! Mi accolse con il Suo sguardo e calore materno e più Laguardavo più mi invitava a restare lì con Lei.

 

Mi sentii una briciola dinanzi alla raggiante Signora. Iniziai a pregare ma facilmente mi distraevo dal brusio delle voci; mi guardai intorno meravigliata ma poi l’ istinto mi fece inginocchiare e tutto il mondo attorno a me scomparve.

 

La notte passò velocemente e al mattino ero pronta con il resto dei giovani volontari a raggiungere l’ Ospedale Saint- Frai dove ci attendevano gli ammalati assieme alle dame e ai barellieri.

 

Appena giunta li vidi sistemati sui risciòe sulle carrozzine. Il mio cuore palpitava di fronte alla loro tranquillità.

 

Strinsi la mano ad una anziana signora, Generosa, madre e accompagnatrice di un figlio disabile Gerardo, sorridendo si presentò; da quel momento si creò tra noi un connubio di simpatia, amore e stima.

 

Scoppiai a piangere. “Come era possibile che quella santa donna, nonostante avesse una certa età accompagnata dai suoi acciacchi fisici era così calma e sorridente mentre io ero tesa e agitata?”

 

Mi sussurrò delle parole sottovoce, aveva capito tutto di me e decisi, con amore, che lei e suo figlio fossero i miei amici preziosi da condurre ogni giorno verso le varie mete.

 

Ci incamminammo verso la Chiesa di S. Bernadetta dove venne celebrata la Santa Messa e il 50° anniversario di sacerdozio di Don Luigi Nardella.

 

Mi resi conto che in 25 anni, non avevo mai pregato così appassionatamente come in quei giorni che volarono in fretta.

 

Rimasi molto colpita dall’organizzazione con cui accompagnavamo gli ammalati ma soprattutto dal modo in cui i barellieri li sistemavano.

 

Tutti i giorni percorrevamo un sentiero a tornanti che conduceva alla Grotta e puntualmente sistemavamo i nostri ammalati e iniziavamo a pregare. Era bellissima l’atmosfera che si creava intorno a noi; ti sentivi protetta e amata. Ero davvero beata e mi sentivo trasumanar ogni volta che i miei occhi incrociavano, contemporaneamente, quelli degli ammalati e della Madonna.

 

Tra le celebrazioni più solenni ricordo quella Mariana (aux flambeaux) che partì dalla Grotta e terminò sull’ Esplanade, l’immensa piazza, una delle più grandi e belle del mondo, che conduce alla Basilica Notre-Dame du Rosaire. Ognuno di noi portava un cero per ricordare il proprio battesimo; straordinaria fu, anche, la Processione Eucaristica .

 

Molto emozionante fu la Via Crucis che si svolse sulla montagna nell’ immediata prossimità del Santuario, lunga più di mille metri con 15 stazioni decorate, e quella nella Prateria. Ognuno di noi professava la sua fede dinanzi a quelle meravigliose statue. Fu un pomeriggio caldo e intenso di preghiere.

 

Divertente fu, invece, la festa organizzata all’ Ospedale Saint- Frai; eravamo tutti felici di ballare e cantare ma soprattutto fu una gioia per me vedere tutti gli ospiti abbandonare le proprie sofferenze e sorridere. Quei sorrisi rimarranno impressi per sempre nel mio cuore e ogni volta che ci penso mi donano una carica indescrivibile.

 

Il giorno prima della partenza portammo gli ammalati alle Piscine; trovammo una gran folla. Giunse il mio turno e fui inpreda al panico. Entrai in una stanzetta dove attendevano altri pellegrini e mi spogliai. Piangevo e pregavo ma all’improvviso arrivò il mio turno.

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L’immersione fu FATIDICA ma, purtroppo, durò pochi secondi. Mi sentii RINASCERE.

 

Finalmente avevo, non solo, bevuto l’acqua Santa che sgorga dai monti ma ero stata anche “lavata” rispondendo all’ invito della Vergine: “Andate a bere alla sorgente e lavatevi” . Questa esperienza per me ebbe un significato molto forte.

 

Vissi giorni indimenticabili nella Terra del Miracolo. Una terra così speciale dove i problemi, l’odio, la cattiveria e la MALATTIA, vengono messi da parte e non solo gli ammalati sono fieri di essere se stessi ma aiutano tutti noi a comprendere che il peggior nemico è la malattia spirituale che bisogna combattere e affrontare la vita con fede ringraziando ogni giorno il Signore per quello che abbiamo.

 

A Lourdes l’ “ALTERITA’” non viene vista solo in chiave negativa come DIFFERENZA, ma come scoperta e affermazione dei propri valori capaci di ARRICCHIRSI a contatto con le risorse degli altri.

 

Grazie alla testimonianza di queste favolose persone che portavano e portano con gioia la CROCE della loro malattia, mi resi conto di quanto vana è la vita che noi tutti percorriamo e pregai affinchè tornata sulla Terra (a Lourdes mi sentivo in Cielo) avrei affrontato la vita in modo nuovo. Mi ero arricchita di un tesoro non equiparabile a nessun bene materiale.

 

In conclusione, posso affermare che Lourdes deve essere una tappa fondamentale per ogni cristiano e mi auguro che tutti, credenti e non, visitino quel posto e constatino personalmente la misericordia della TOTA PULCHCRA EST.

 

Mi permetto, dunque, di ringraziare il nostro Don Matteo che con la sua tenacia invoglia noi giovani ad affrontare pellegrinaggi anche “lunghi”.

 

Ringrazio anche l’ U.A.L. e tutto il corpo di dame e barellieri ad essa associato e tutta la gente con cui ho trascorso il pellegrinaggio.

 

Lourdes, dunque, come afferma Battaglini, “non deve rimanere un episodio, sia pur il più bello, della nostra vita: Lourdes deve essere il polo intorno al quale deve ora ruotare tutta la nostra esistenza”.